lunedì, ottobre 27, 2014

Glossa per un epitaffio

Lettera al Padre

And Fish catcth regeneration
Samuel Butler: " Pescator di morti"

Solo tu de io, e irrimediabilmente
Uniti dalla morte torturati ancora da
Fantasmi che lasciamo per pigrizia
Che ci graffino il corpo e lottino per le spoglie
Del sudario, ma entrambi morti, e sicuri
Della nostra morte; lasciando che lo spettro prosegua in vano
Con il torbido affare dei dati: muto,
Il corpo, questo impostore nel ritratto, e tutti e due seguendo
Quest'altro gioco dell'anima che non risponde a nulla,
Che lotta con la sua ombra nello specchio – soli,
Caduti di fronte a lui vedendo
Dietro al cristallo la vita come pioggia, dietro il cristallo stupefatti
Dagli altri, da quelli Vous êtes combien che ci sopravvivono
E dicono che ci conoscono, e cichiamano
Con il nostro nome grottesco, ah! Il sordido il
Viscoso tempio dell'umano.
E tuttavia
Solo noi due, e uniti dal freddo
Che appena sfiora cappa brillante
Solo noi due in questa pausa
Eterna del tempo che non sa nulla non vuole, ma dura
Come la pietra, solo noi due, e ci amiamo
Sul letto della pausa, come si amano
I morti
“Amó”, dicesti, autorizzato dalla morte
Perché sapevi di te come terza persona
“Bevve”, dicesti, perché Dio stava (Pound dixit)
Nel tuo bicchiere di whisky
“Amó, bevve” dicesti, ma adesso aspetta
Aspetta? E infatti la resurrezione
Da un cristallo invalido ti avvisa
Che con armi la nostra morte fiorisce
Per te che solo
Sapevi della morte. Qui
Sotto o sopra?
Di questa pietra
Tu che dorasti la natura soprannaturale e il
Dolore soprannaturale degli edifici nudi
In quale prospettiva
  • Dimmi – accogliere la morte?
    Sul tavolo di anatomia
Tu che danzasti
Impazzito sulla piazza deserta
Incampando
Ferendoti le mani al trapezio del silenzio
In piedi contro le foglie morte che
Si attaccano al tuo corpo e contro l'edera che tappava
Ossessivamente la tua bocca gonfia di ubriaco,
Danzi, danzasti
Senza spazio, caduto, ma
Non voglio errare nella mitologia
Di questo nome del padre che manca a tutti noi
Perché forse siamo soltanto fratelli di un'invasione dell'impossibile
E i tuoi passi ripetono l'eco dei miei in un lungo
Corridoio dove
Retrocedo infaticabile, senza
Mai muovermi
Ah! i fratelli, i fratelli invisibili che fioriscono,
Nel Terrore! Ah! I fretelli, i fratelli che si difondono
Inutilmente della luc del mondo con le mani,
Che si proteggono dal mondo per Paura, e coltivano nell'ombra
Del loro orto nefasto la minaccia dell'eterno, nel
Mondo malvagio dei vivi Ah! I frateli,
E l'uccello,
L'uccello che vola sul mondo in fiamme, dicendo soltanto
Ai mortali che si agitano al di sotto, dicendo
Soltanto: ABISSO, ABISSO!
Abisso, si, tiepida tana
Del nostro amore di fratelli, padre
Ma tanto soli
Tanto soli! Fantasmi che rendono visibile l'edera
                                -Come ederamerlino come bimbatestatagliata come
Donnapipistrello la bambina che giá è albero -
Crescono foglie
Nella foro, e un fiorire ti strappa
Dalle labbra cannibali di nostra madre Morte, madre
Della nostra preghiera
Fioriscono i morti fioriscono
Uniti forse dal sudore gelato
Morto di molte teste affamate dei vivi
Ti aspettiamo uccello, uccello nato
Dalla testa che esplose al crepuscolo
Uccello disegnato nella pietra e pieno
Di quanta dolcezza è possibile, del suo sapore
Alieno che è piú della vita, della sua crudeltá
Che è piú della vita
Ira
Della pietra, ira che la realtá insulta,
Che bastona
Nella capanna pigra della menzogna con verbi
Che non sono, risplendono, ira
Suprema dei mondi!
(Ti aspettiamo
Sulla riva sottile di ció che cade, sul prato
Notturno che attraversano lenti
Gli elefanti
Percepite il freddo
La
Cospirazione delle alghe
Gelatina, squama mano
Che spunta dalla tomba
Mani che sorgono dalla terra come steli
Solchi arati dalla morte,
Teste di impiccati che fioriscono.
Di decapitati che diaolgano
Alla luce decrescente delle candele
Chi ci dará la rima
La musica, il suono che spezza la campana
Della asfissia, i cristallo opaco
Del possibile, la musica del bacio!
Di questo bacio, finale, padre, in cui spariscano
In un soffio le nostre ombre, per
Afferrati da questo metro impossibile e feroce, restiamo
A salvo dagli uomini per sempre,
Solo io e te, amata mia,
Qui, sotto questa pietra.

Leopoldo Maria Panero

Da: “Poemas del Manicomio de Mondragón”
Trad. genseki

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