giovedì, luglio 07, 2011

Il borgo

Non aveva parole il borgo
Perso nella forma della sua distanza
Trasfigurato in acqua e in estranea trasparenza
Affondava nella sola palude
Da cui il sole
Non avrebbe potuto redimerlo.
Erano nebbie, fiori di castagno,
Rune sciolte, canti di levrieri nell'alba del biancospino
Una casa di pietra
Fuliggine.
Il borgo si apriva oltre la finestra
Sovente una tenda di pioggia
Garantiva la permanenza di questo limbo
Il suo odore di muschio
La morte, però, si sa, è sempre più forte
Della pioggia, delle macchie di umido,
Delle travi sconnesse del soffitto
Dei fantasmi degli interrutori a forma di chiave.
Così non smettiamo di scorrere
Dentro e fuori da noi stessi
Dimentichi di ogni patria o borgo
Che non sia radura.




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