mercoledì, marzo 30, 2011

Il Servo di Darío

Goyito il figlio di Gregorio Blandón
Allevato dai Darío
Si presentó al poeta - ed entró al suo servizio
Quando ritornó dal suo ultimo viaggio.

Oggi coperto da un lenzuolo
In mezzo alla strada
Sua nipote lo piange.

La sera leggeva Rubén Darío.
Sapeva persino a memoria "Le ragioni del lupo".
Poi non gli rimase che il ricordo.
Una catarrata
Lo introdusse lentamente
Nella nebbiosa contrada della cecitá.
- Don Rubén era un principe,diceva
Non appena la febbre gli concedeva una pausa si vestiva
Limpido e impeccabile. E si sedeva
Nella sua poltrona di vimini con un libro in mano.

Lo ricordo vestito di lino di cotone e col panciotto.

Le scarpe brillavano

La cravatta azzura

I capelli che cominciavano a scarseggiare
A farsi bianchi.
- Goyo: porta via la spazzatura! - mi diceva
>Non sopportava la sporcizia.
Sembrava distratto
Ma non sfuggiva niente

Ai suoi occhi svegli e esigenti.


E Goyo ogni sera tornava
Ai suoi ricordi come a una Accademia
Puntuale, e i suoi gesti
Si facevano piú distinti.
Tutte le sere saliva
La scalinata di un palazzo.
Serviva Il principe.
Don Gregorio
Il paggio.

Ora sua nipote
Prega quelli che passano
Che la aiutino a comprare una bara.

- Aveva una voce dolce, ma

Quando entrava in collera

Tuonava. Don Rubén era allora

Chi lo avrebbe mai creduto! Volgare.

Donna Rosario diceva:
Un poeta

Cosí non puó parlare.


E don Gregorio il paggio
Assumeva un aria protettrice
Di fronte alla debolezza del Principe. -

Una volta litigó con Donna Chayo

Storie vecchie. Gelosie stagionate

A don Rubén brillavano gli occhi.
E lei

Gli ricordava

Che lui impegnó i suoi gioielli a Panamá.


Quel giorno

Don Rubén ebbe una ricaduta e molta febbre.


"
Un numero infinito di cose
- Dice Borges -
Muore in ogni agonia".

Con questo veccio servitore forse si spengono
Le ultime orecchie
Che conservarono la voce di Darío.

Seppellendo Goyo nella fossa comune
Seppelliamo il popolo
E con il popolo La voce del suo poeta.

Pablo Antonio Cuadra

Trad genseki

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