giovedì, aprile 15, 2010

Apollinaire

Guillaume Apollinaire

Sulla poesia

Quella che segue è una pagina di Apollinaire, tratta da una lettera a Lou nella quale egli tenta di delineare una definizione della funzione del poeta e della poesia. Certo si tratta di un testo davvero goffo. Si puó perdonare una tale goffagine in considerazione del conteso e della persona a cui il testo è diretto? A Guillaume Apollinaire si puó perdonare tutto anche solo in virtú della “Chanson du mal aimé” ma qual era il suo fine nel voler ridurre il poeta a una specie di Giulio Verne in versi?
Che cosa cercava di dire a Lou spiegandole che la poesia trova la sua giustificazioe non in sé ma in altro da sé sie esso l'amore che come fu dett piú tardi consiste nel “dare ció che nonsi ha a qalcuno che non lo vuole” o, piuttosto l'immaginazione anticipatrice che, poi come si evince da altri testi dello stesso Apolinnaire è immaginazione tecnologia (i poeti per primi hanno immaginato il volo umano, etc). quest'ultimo fine è davvero risibile e ogi si è adirittura capovolto. È la tecnica che immagina da sola quello che nessun poeta mai poté immaginare: internet o la clonazione, Un testo davvero goffo.
genseki

“Ti devo pregare che non ti facia piú beffe dell'ufficio di poeta. So che non lo fai con cattiva intenzione ma se continui così diverrá un vizio. Per prima cosa, essere poeta non vuol dire che non si sia capaci di fare nient'altro. Molti poeti hanno fatto dell'altro e in modo rigoroso. (...). Inoltre, l'ufficio di poeta non è inutili, né folle e neppure frivolo. I poeti sono i creatori. ( Poeta viene dal greco e significa effettivamente creatore e poesia significa creazione). Peratnto sulla terra non esiste nulla, nulla appare agli occhi degli uomini che prima non sia stato immaginato da un poeta. L'amore stesso è poesia naturale della vita, l'istinto naturale che ci spinge a creare la vita, a riprodurci. te lo dico perché tu ti renda conto che non mi dedico all'ufficio di poeta per simulare di fare qualche cosa e dedicarmi al dolce far niente. So che coloro che si dedicano al lavoro poetico fanno qualche cosa che è essenziale, prmordiale, necessario, in definitiva divino. Naturalmente non mi riferisco ai semplici versificatori. parlo di coloro che con un processo penoso, amoroso o geniale giungono giungono poco a poco a esprimera una cosa nuova e muoiono per l'amore che gli ispirava.

G Apollinaire
Lettres à Lou
Trad. genseki

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