domenica, marzo 07, 2010

Teatro

Qual era il senso, il significato dell'affannarsi
Di tutti quei personaggi sul palcoscenico
Sullo sfondo di sole ardente
Tra ardenti graminacee, cereali come spade
All'ombra relativa di poche tamerici
Germinando, amando, fiorendo, tradendo
Ingannati, radicati, supplicando, ronzando
Movendo senza freni desideri e inibizioni
In una contorta scalata al cielo a cavallo
Senza nubi, con pesanti fardelli di nicotina
Sferrando potenti colpi al destino
Ma sempre diffidando dei funghi e dei loro strani poteri
Di dilatare il tempo molto oltre l'orizzonte degli eventi?
Qual era il senso? Il reale? Dietro il telone purpureo
Che ad ogni atto cala come una catarrata di sangue
Sangue sparso da tante spade, sperso tra le spighe
Tra le ginocchia degli ultimi opliti
Premendo la terra della loro e della nostra vergogna.
Era plurale il senso dei loro minuetti
Sempre includeva la luna, i bei modi, l'amido
Il calzascarpe a testa di serpente i mobili color polenta
Della nonna Azzurra nel suo reame di gerani,
Era ambiguo quello sfiorarsi continuo delle ciglia
L'incrociarsi minuziose degli sguardi allo scambio
Del tranvia
Salire e scendere tutte quelle scale
Ferite le palpebre alla vista reiterata dei carciofi
Al mercato del Damm.
Qual era il senso? La vita, forse,
Il cobalto della libertà, il verde colore
Del farsi crescendo di negazione in negazione
Fino a loro stessi, a noi
Cuore per cuore.

*

genseki

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