lunedì, marzo 22, 2010

Jules Lapache

Jules Lapache morì in ospedale con i polmoni completamente atrofizzati. Jules Lapache morì annegato in se stesso. Jules Lapache fu il miglior amico di Dreiser Cazzaniga, forse la sola persona che Dreiser Cazzaniga avrebbe potuto considerare amico. Era un cacciatore-raccoglitore del neolitico inserito per un casa bizzarro del destino in una delle regioni più industrializzate del mondo sviluppato. Avrebbe vissuto e visse effetivamente per certi periodi più o meno lunghi di bacche, erbe selvatiche e della cattura di piccoli mammiferi. Portava nel mondo una curiositá instancabile, una paura istintiva delle donne, l'impossibilitá di accettare qualsiasi forma anche minima di ragionevole agio e di cura della sua persona. Era talmente stoico che a prima vista appariva cinico.
Ignorava l'esistenza di qualsiasi istituzione, passó un lungo periodo in carcere per aver lasciato passare il periodo concesso per il pagamento di una multa amministrativa e non aver poi mai risposto alle successive notificazioni giudiziarie. Un caso forse unico in Europa per una persona sana di mente. Ebbe molti figli, soprattutto figlie che era solito abbandonare alle cure delle rispettive madri. Non sapeva quasi nulla della sua numerosa prole. Solo qualche vaga notizia dalla quale curiosamente emergeva che quasi tutti e tutte lavoravano nel settore zoologico: allevamento o addestramento. Jules Lapache passava lunghi periodi scrivendo lettere immaginarie a ciascuno dei suoi figli e organizzando una immaginaria festa di compleanno suo al quale invitarli tutti. A quanto fu dato sapere a Dreiser Cazzaniga i suoi figli e figlie, tutti indistintamente lo odiavano e disprezzavano con fredda determinazione. Quanto doveva pesare questo dolore sull'anima di Jules Lapache! Perché anche Jules Lapache doveva avere un'anima, pensava Dreiser Cazzaniga, anche se lui en avrebbe fatto volentieri a meno. La morte di Jules Lapache segnó per Dreiser Cazzaniga la fine dell'illusione infantile che restava inconsapevolmente intessuta a quasi tutti i movimenti della sua coscienza della sua propria immortalitá. Adesso Dreiser Cazzaniga era direttamente esposto al vento della morte. Non c'era davvero piú nulla tra lui e Lei. Jules Lapache fu per Dreiser Cazzaniga un monito vivente e la testimonianza reale della forza della volontá di vivere che trasforma alchemicamente tutte le sostanze della depressione e dell'autodistruzione in scaturigine di passione. Jules lapache morí affogato in se stesso. Si affogó da solo, sigaretta dopo sigaretta, ogni sigaretta la fumava singolarmente, fumava le sigarette una per una e ogni sigaretta era potenzialmente per lui l'ultima sigaretta. Morí affogato da se stesso, dentro se stesso, solo, annegó come Flebas il fenicio. Annegó.
I bronchi pieni di acqua, i suoi figli lo odiavano. Jules Lapache temeva le donne, le insultava, soleva, con loro, esprimersi con lazzi e sarcasmi che suonavano sempre pateticamente violenti, era senza difese con loro. Le donne solevano disprezzarlo. Alcune lo socorrevano. Jules Lapache è morto dopo aver sofferto tutte le sofferenze, dopo essere stato spogliato di tutte le illusioni, anche dell'illusione dell'autodistruzione. Forse per questo lo avrá accolto con un sorriso la Vergine, Kannon, colei che ascolta i gemiti nel mondo, colei a cui non volle mai abbandonarsi, la intravide oltre la pellicola di acqua che bruciava quello che restava della sua vista e per un istante eternamente lo accolse con un sorriso degli occhi di felce, un sorriso di tante braci, con il sorriso che lui aveva sempre onorato sfuggendolo e negandolo.

genseki
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Lu Spadaro di Quittengo scrive in una nota che spera di condividere con Dreiser Cazzaniga altri ricordi. Quali ricordi potrá condividere con chi non ne ha piú di ricordi? Con chi non en ha piú e neppure vuole piú averne? Lu Spadaro di Quittengo leggerá queste righe? Se lo fará potrá collaborare con qualche ricordo suo al nostro sforzo di ricostruzione delle Memorie di Dreiser Cazzaniga. Gliene saremo davvero grati.
a cura di genseki

1 commento:

luca ha detto...

Dicono che in un giorno come questo qualcuno nacque e qualcun'altro, passato del tempo, gli diceva: 'oggi mi ricordo che in un giorno come questo sei nato'.

Non si sa mai che uno potesse essere invadente o ossessivo con le date e i giorni, quando si sa che il tempo non è un ente, ma neanche un'idea, un pensiero perduto, nulla è il tempo, come il nascere, il morire, il nuotare nel mondo forse conta un po' di più, ma insomma, con tutta l'acqua che ci tocca bere ogni volta che si incontrano acque nuove o si torna a navigare in quelle già conosciute, e già solo l'idea di una grande festa il prossimo anno in un giorno come questo, roba da pazzi!

PS
sono tanti i ricordi che potrei portare, ma solo uno sarà postato oggi, uno che nelle nuove circostanze che ho intrapreso mi fa del tutto ricolmo di gratitudine verso chi, qualche anno fa, giunto sul vascello di pietra e scortomi in affranta desolazione, si prese la briga di recarsi dal soggetto della mia disperazione a perorare la mia causa, indarno allora, ma oggi il soggetto della mia speranza mi porta questo ricordo di un amico, il solo, che si prodigò per i mio bene, ecco il ricordo che oggi voglio offrire, ricordando il giorno in cui qualcuno nacque e ringraziandolo di cuore e salutandolo con grande affetto