sabato, marzo 27, 2010

Ballanche

Secondo il Biografo Enid Starkie Ballanche è una delle fonti principali di ispirazine per Rimbaud. In realtá non vi sono prove che Rimbaud abbia avuto una conoscenza di prima mano delle opere di queso mistico lionese, ma potrebbe averne avuto contezza attraverso Chateaubriand e Michelet. In realtá è difficile pensare che Ballanche e Rimbaud possano avere qualche cosa in comune. Sembra piú certo, anche se non dimostrato, che Ballanche abbia piuttosto influenzato Schikaneder e Mozart. La descrizione qui tradotta dell'iniziazione ai misteri di Iside da parte di Orfeo richiama irresistibilmente Pamino e Sarastro. In fondo Pamino è un Orfeo flautista e Tamina una Euridice fortunata.
L'Egitto di Ballanche è un mondo onirico, si tratta di un grande sogno silenzioso e minerale, non vi sono quasi rumori che provengano da orgnismi biologici. Lo sciabordio dell'acqua é lo sfondo sonoro. Uno spazio definito architettonicamente è lo spazio di questo Egitto mitico, ma non si tratta di una architettura per uso umano.
L'immagine che viene alla mente leggendo queste righe è quella del quadro l'isola dei morti. Il pittore conosceva Ballanche.
L'assenza dell'organico, del pullulante, di tutto ció che striscia e fermenta è ció che rende meno credibile ogni convergenza tra Ballanche e Rimbaud. Il cratilismo Rimbaud poteva averlo attinto dallo stesso Crátilo sviluppandolo poi in un abbozzo di poetica.
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Ballanche

Da Orfeo
Vol IV

Giunsi in Egitto al tempo del'inondazione del'inondazione del Nilo. È uno spettacolo inconcepibile per chi non lo abbia visto. I muri delle cittá, le case degli abitanti, gli edifici pubblici, i templi degli dei, sono battuti dalle molli onde del fiume che, in qualche mo, si è mutato nell'Egitto stesso. Non vi racconteró, principe ecellente, i lavori inauditit che sono stati messi in opera per giungere a rendere regolari i benefici di questa meravigliosa inondazione, per produrre un'eguale distribuzione dele acque, per prevenire gli inconvenienti di una crscia troppo rapida o troppo lenta, troppo abbondante o troppo misurata; infine per guidare a decrescita del Nilo, quando vuole ritornare nel suo alveo, e per impedire che il suolo da lui fecondato non divenga una vasta palude insaubre. Si è dovuto scavare canali, elevare dighe, formare vasti laghi, simili a mari contenuti da rive indistruttibili: lavori incredibili che confondono l'immaginazione. Da nessuna parte, sapete, la potenza dell'uomo s é manifestata come in Egitto, Questa terra, conquista sapiente di un'industiositá interamente umana, cominció, si dice, essendo nient'alro che una stretta linea di capanne di canna. Prima era l'ippopotamo che regnava in pace; il coccodrillo, tiranno assoluto d'immense inondazioni, si adormentava al sicuro, e al suo risveglio spargeva il terrore tra gli animali he popolavano quella fangosa contrada.
“Ti dico saggio Evandro, che si trattava di una industria umana, per distiguere ai votri occhi l'Egitto dalle contrade dei Titani. le Muse che un tempo mi avevano ispirato non mi avevano insegnato niente a proposito di un tipo di lavori e di tradizioni come quelli. Cosí, una volta superato lo stretto del faro, finii per credermi trasportato in un altro universo. Tutti i miei pensieri erano svaniti; tutta la mia scienza, o piuttosto ciò che io credevo fosse la mia scienza, si era dissolta come vano vapore. Grotte fatidiche della Samotracia, risveglio civilizzatore della Tracia, potere della lira, tutto spariva per me nelle profonditá di un ricordo in qualche modo spento. Mi sembrav di entrare in una nuova vita in cui tutte le condizioni dell'esistenza sarebbero cambiate.
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Dovunque avevo conosciuto soltanto popoli nuovi, uomini appena usciti dalla quercia o dalla roccia; per la prima volta mi trovavo prsso un popolo antico, tra uomini che contavano lunghe generazioni di antenati. Ovunque avevo assistito, come ala nascita della societá; qui potevo ammirarla in tutta la pienezza di una grandezza confermata dal tempo. Ovunque avevo incontrato una razza umana prossima alle orignini oscure, culla di ogni cosa; qui era una razza umana giá separata dalle origini oscure da alcuni grandi secoli di tradizioni che si dicono sicure...

Che cosa doveva essere allora per me il ricordo di quelle fotezze di eroi costruite sulle rocce, simili a nidi d'aquila, fortezze che sovente abbiamo considerato come cittá primitive, che cosa doveva essere in presenza di tante cittá popolose, piene di magnifici edifici, obbedienti a leggi non antiche ma eterne?
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Per l'Egitto, i Titani non hano sradicato gradualmente vaste foreste per farvi entrare la luce; il suolo in tutta la sua estensione dovette essere stato creato dall'uomo prima che vi si stabilisse. Fuori non vi sono i boschi, soggiorno dell'oscuritá antica, ma le sabbie del deserto o i flutti tempestoi del mare.
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Ció che stupisce di piú, (in Egitto) è che tutto è simbolico, e che si ha inmediatamente un sentimento indefinibile di queste creazioni simboliche, segno davvero di un'intelligenza forse divina.
La lingua presenta un senso misterioso e uno letterale, un senso nascosto e un senso scoperto, un senso profondo e uno superficiale; gli stessi monumenti sono una lingua dii emblemi.
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Anche il Nilo, che nasconde il segreto delle sue sorgenti ignorate, sembra un'immagie rapida e viva delle tradizioni che si perdono nella notte dei tempi. Sembrerebbe che con il suo limo fecondo trascini tutte le leggi dell'allegoria.
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L'egiziano, educato da ció che vede, mette un'intenzione allegorica in tutto quello che fa.

In Egitto, cittá di cui voi potreste appena concepire l'estenione, si attraversano in seno a un vasto silenzio o in mezzo a un rintocco sucessivo e prolungato, come quando si ode dalla cima dei monti, il rumore iafferrabile delle valli profonde. E questo vasto silenzio è interrotto solanto dal sordo sciabordio di un'nda prigioniera che si culla su se stessa, o si rompe conro alti muri neri, dai suoni uniformi di una moltitudine di navicelle i cui remi colpiscono a colpi cadenzati la superficie del fiume e dalle grida dei piloti che le dirigono, che si chiamano e si evitano reciprocamente. Questo aspetto scuote tutti i pensieri, rovescia tutte le convinzioni piú intime: sembrerebbe di scivolare attraverso un mondo fantastico.
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Si avanza di scoperta in scoperta in un mondo creato dal sogno.
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Questa civiltà saggia e perfeta, ma fissa e uniforme, che avevo sotto gli occhi, mi faceva apprezzare meglio tutto il fascino di quelle civiltá appena abozzate, che promettevano una varietá di usanza e di costumi piú o meno severi o irridenti.

La vita in Egitto, sembra reggersi sul nulla; cosí gli uomini cercano di darle la durata della morte. Tutte le differenti epoche della vita umana, come una sequenza di vite e di morti che nascono le une dalle altre, sono celebrate con cerimonie funebri, Cosí l'uomo non giunge alla sua ultima morte che attraverso una serie di successivi trapassi: e quest'ultima morte a sua volta è il passaggio a un'altra vita. Cosí luomo, quando entra in una nuova tappa della vita prende il lutto di quella precedente; è dunque succesivamente in lutto della sua propria esistenza mobile e cangiante...

Sbaglia stranamente chi creda che l'Egiziano voglia unicamente sottrarre il suo corpo e le sue opere alla distruzione; quello che vuole, soprattutto, è stabilizzare proprio la morte, stabilizzarla come emblema e pegno di immortalitá.
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La veritá non si insegna, essa illumina chi ne è degno. I preti dell'Egitto non scostano mai il velo che
copre la statua di Iside e loro stessi non l'hanno mai vista senza velo.

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Tre massime sono il fondamento dell'iniziazione; ... Eccole: Nessuno è degno della veritá se non la scopre da solo. Nessuno puó giungere alla veritá si non scopre se stesso. Infine, nessuno è in grado di comprendere la veritá se non è stato in grado di raggiungerla da solo. Dio ha fatto tutto quando ha dato il linguaggio agli uomini: è la grande rivelazione universale del genere umano. I sacerdoti dell'Egitto, dunque, non insegnano nulla perché credono che tutto è nell'uomo; non fanno che scartare gli ostacoli. Vanno piú lontano, gli adepti, gli adepti che non possono entrare con i loro propri sforzi nella sfera delle idee e dei sentimenti in cui si vuole introdurli sono respinti come profani. I depositari della saggezza credono che la veritá è una cosa pericolosa per l'uomo che non la trova in sé.

Ballanche
Trad genseki.

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