domenica, dicembre 20, 2009

Blacatz e il Capitano

Il tema del testamento del guerriero che ordina che il proprio corpo sia diviso in tante parti e inviato o donato agli eredi da lui nominati è curiosamente comune a due testi abissalmente distanti tra di loro come il Sirventese di Sordello da Goito e il canto alpino "Il capitan de la compagnia".
Questa comunanza tematica non si può certo ricondurre a una traidzione testuale, per quanto frammentaria che unisca questi due testi con un filo attraverso i secoli e le classi sociali. L'identitá tematica è dovuta a ragioni piú profonde. Ragioni dell'anima e non del testo. Certo il lascito di parti del proprio corpo, per esempio e soprattutto il cuore, come gesto di valore simbolico e sacramentale, nel Medioevo, era relativamente frequente: Il re Alfonso X il Saggio lasció per volonta testamentaria il suo cuore alla cittá di Murcia ove ancora è custodito in uno splendido scrigno nella cattedrale, all'epoca della Prima e della Seconda Guerra Mondiale ha invece solo un valore metaforico. Comunque l'dentitá tematica resta lo stesso molto forte anche perché, appunto a rafforzarla viene un'altra evidenza. Entrambi i testi hanno per protagosisti guerrieri e soldati (per quanto i soldati possano ancora essere considerati guerrieri), Nel primo testo il legato corporale è di un solo organo: il cuore ed è dichiaratamente cannibalico o eucaristico, nel secondo il cannibalismo è presente come il non detto che permette al testo di sostenersi emotivamente sul terreno solido della rimozione. Questo anche perché, probabilmente la fede nell'Eucarestia nel primo novecento era abbastanza indebolita nel mondo popolare da non poter piú funionare da sostegno simbolico del cannibalismo rituale proveniente da strati archetipici e da bisogni simbolici molto piú arcaici.
Nel testo di Sordello anche i destinatari-eredi sono guerrieri, nella canzone i destinatari eredi appartengono al lato femminile dell'esistenza. Morire per il Capitano degli Alpini è rientrare nel mondo della Madre, per Sordello è restare in quello della guerra attraverso la sopravvivenza del proprio spirito guerriero ad altri membri della stessa casta. Quest'ultima differenza dipende dal fatto che sopra è appena accennato in partenza che la figura del soldato non è sovrapponibile a quella del guerriero, il soldato è una forma molto molto degradata di guerriero.
La relazione tra i due testi è forte a livello simbolico e permette una analisi dettagliata di come un archetipo vada trasformandosi e forse depotenziandosi nel tempo.
genseki

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bel post. Seguo il tuo discorso, le tue memorie, da un pò. Mi garbano.
Da