lunedì, novembre 23, 2009

Lucian Blaga

L'eone dogmatico

Posto di fronte al mistero metafisico, lo spirito credette in un certo momento che avrebbe avuto il diritto di formularlo anche senza comprenderlo. Questa sfida supera tutte quelle mai lanciate dal pensiero degli uomini. Normalmente l'intelletto formula solo ciò che si può ridurre a termini e relazioni logiche. Oppure anche fatti di intuizione, che, nel caso in cui non siano pensabili logicamente, risultano comunque organizzabili attraverso l'incorporazione del concreto alogico in nozioni. (L'alogico puó essere trattato in questo modo). Esso, tuttavia, non cerca di formulare prorio nulla se non è data nessuna di queste possibilitá. Per l'intelletto qualche cosa è “formulabile” nele senso ampio del termine, quando è “razionalizzabile”. Ogniqualvolta pensó di trovarsi di fronte a un oggetto non razionalizzabile, trascendente o empirico, la filosofia rinunció a qualunque formulazione. Solo la metafisica dogmatica osó proporre formule che stessero in disaccordo con le funzioni logiche dell'intelletto. La metafisica ebbe i suoi grandi momenti in India e in Grecia. Un tema seducente, come sappiamo, sul quale sono state scritte moltissime variazioni. A qualcuno è venuto in mente qualche volta di parlare, in questo contesto, cioè in un contesto puramente filosofico e “comme il faut”, anche del dogma di Filone, degli Gnostici o dei Cristiani? I Santi Padre, oltre il pensiero magico, nel quale caddero con una certa frequenza, e della produzione ingenua nella quale si compiacquero, mostrarono anche un senso singolarmente profondo per la metafisica che merita di essere messo in rilievo. Il dogma, e non parliamo di un dogma determinato ma del dogma come metodo di pensiero, è un procedimento metafisico per eccellenza, non è l'unico, certo, ma ha in sé il significato di un punto di arrivo, di una conclusione di tutti gli altri metodi, ne è come la corona. La mente greca, brillante per la sua curiositá, i doni plastici e metaisici si azzardó fino solo sul limite della scienza “Dell'aldilà”, ivi compreso Plotino, un gran maestro della riflessione metafisica, che comunque non restò completamente tagliato fuori dal dogma.
In un certo senso, tuttavia i Padri della Chiesa sono solo contingentemente metafisici. I loro costrutti sono moltompoco orientati cosmicamente, troppo unilaterali centrati in elementi singolari ibridamente mescolati con elementi non filosofici. Paradossalmente, risultano essere invece dotati della più profonda attitudine metafisica. Dal punto di vista filosofico, la metafisica di Plotino è indiscutibilmente piú monumentale, matura e libera da elementi che minaccino la purezza della filosofia di quanto non lo sia la metafisica patristica. La maniera di enunciare dei padri, la loro abilitá nel mettere in evidenza il mistero senza razionalizzarlo, la fredda rinuncia alla logica una volta che se ne siano esaurite tutte le sottigliezze, l'estrazione dei concetti dal loro ingranaggio logico per dotarli di poprietá differenti, sono aspetti della spiritualitá patristica in grado di impressionare ancora oggi. Non negheremo che i dogmi menzionati, cristiani o non cristiani, risultino per il loro contenuto, strani. E non perché siano “assurdi”, bensí perché sembrano caduchi. “L'assurdo”, nel significato speciale che assume nella sfera dogmatica, non è un motivo sufficiente per rifiutare una formula. Nei dogmi in discussione si concentra un materiale molto antico. Inoltre nei loro elementi costitutivi i combinano, secondo un criterio che urta contro la nostra mentalitá, sequenze di pensiero astratto con sequenze magiche e mitologiche, con molte delle quali non abbiamo ormai piú nessuna affinitá spirituale. Ai momenti mitici si attribuisce lo stesso valore che a quelli astratti. La supposta equivalenza tra logo e mythos compromette, secondo noi piú i dogmi in questione che non il metodo dogmatico in se stesso. Non avremmo nessun problema ad accettare dogmi che si situino esclusivamente sul piano mitico, e neppure dogmi elaborati esclusivamente sul piano concettuale. Tuttavia non con dogmi - giochi incoerenti – in cui i due piani si sostituiscono capricciosamente e si confondono ad ogni passo. ecco perché, tra molte altre ragioni, i dogmi analizzati e altri simili non possono in alcun modo i nostri dogmi. La domanda è se coloro che rifiutano i dogmi per il loro contenuto caduco comprendono a sufficienza l'ateggiamento spirituale che portó alla loro elaborazione. Pensiamo di no. Fino ad oggi non si è intrapresa una analisi minuziosa della struttura dei dogmi e dei loro procedimenti. Se si fosse intrapesa, almeno nella misura in cui lo si fa in questo saggio, si sarebbe notato che, a parte i dogmi che provocano rifiuto per il loro contenuto, c'è anche uno spirito dogmatico, un metodo dogmatico, che, una volta attualizzato potrebbe generare nuovi dogmi miracolosamente convergenti con le necessitá spirituali del nostro tempo: dogmi, cioè, forgiati con elementi mitici o concettuali estratti dalla coscienza dell'attualitá.
A noi i dogmi del passato possono appena servire come pretesti per stabilire un “tipo di conoscenza” o di “ideazione”, se si preferisce. È possibile qualche cosa del genere? Per centinaia di anni i filosofi pensarono così. Lo si verifica con la storia alla mano. Se fu possibile un tempo, si debe ammettere che l'atteggiamento spirituale che serví di sostrato in quell'occasione, potrá riapparire nel corso della storia, con la stessa forza e con le stesse conseguenze creatrici che durante l'eone patristico. Per la loro vocazione spirituale, i Padri della Chiesa possono essere considerati, per tanto, anche i rappresentanti simbolici di una possibile metafisica del futuro.

Lucia Blaga
Trad genseki

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