lunedì, settembre 28, 2009

Nicola Cusano

Dell'apice della teoria
Parte II

Il Cardinale

E che cosa diresti se ancora ti domandassi, essendo il potere di tutte queste origini quasi inesplicabile, da dove tale potere tragga la sua virtù? Non risponderesti forse, che le trae da quel potere assoluto e non contratto, quasi onnipotente, di cui nulla havvi che di più potente possa essere percepito o immaginato o compreso, essendo il potere di ogni potere, del quale nulla può essere più perfetto né più primo, giacché se non esistesse nulla certo potrebbe permanere?

Pietro

Direi proprio così.

Il Cardinale

Questo potere è la quiddità e l’ipostasi, nella cui potestà tutte le cose che sono e quelle che non sono sono necessariamente contenute. Non diresti che queste cose devono essere affermate in questo modo?

Pietro

Direi proprio così.

Il Cardinale

Il potere dunque di questo che è nominato attraverso i suoi santi luce non sensibile o razionale intellegibile, ma luce di tutte le cose che possono illuminare, poiché nulla può essere più luminoso dello stesso potere né più chiaro, né più bello.

Guarda dunque alla luce sensibile senza la quale non può esservi visione sensibile, e presta attenzione a come in ogni colore e in ogni cosa visibile non vi è altra ipostasi che la luce variamente in vari modi apparente nei colori, e che, una volta sottratta la luce né colore, né visibile, ne visto può restare. Invero, la chiarezza della luce, come è in se stessa, supera la potenza visiva. Non appare dunque qual è, ma si manifesta nelle cose visibili, in alcune più chiaramente, in altre più oscuramente.. E quanto più il visibile manifesta chiaramente la luce tanto più è nobile e bello. La luce, invero, moltiplica e fa eccellere la chiarità di tutte le cose visibili. E la luce non si manifesta nelle cose visibili, come se si rivelasse visibile, più di quanto non si rivelerebbe invisibile, quando la sua chiarità non potesse essere contenuta nelle cose visibili. Chi infatti vede la chiarezza invisibil della luce nelle cose vibili, vede con più verità la luc medesima? Lo comprendi?

Pietro

Tanto più facilmente avendolo già udito da te più volte.

Il Cardinale.

Passiamo allora dalle cose sensibili alle intellegibili. Riconduci il potere della luce al potere semplicemente o allo stesso potere assoluto e l’essere del colore all’essere semplice. Infatti, l’essere semplice è solamente visibile alla mente così come l’essere del colore è visto dal senso. Esamina qindi che cossa la mente veda nei vari enti che non sono altro che ciò che possono essere e che possono avere soltanto ciò che hanno dal potere stesso. Non vedrai così vari enti se non come vari modi di apparizione del medesimo potere; la quiddità non può essere varia, poiché è lo stesso potere variamente apparente. E in tutte le cose che sono, vivono o comprendono non si può scorgere nient’altro che il potere stesso, di cui il poter esser, il poter vivere e il poter comprendere sono manifestazioni. Cos’altro, infati, si può vedere in ogni potenza se non il potere di ogni potenza? Tuttavia il potere stesso non può essere contenuto in tutte le potenze di essere o di conoscere qual esso è in modo perfettissimo, ma in quelle apparein una più potente che in un’altra; più potente nel potere intellettuale che in quello sensibile tanto quanto l’intelletto è più potente del senso. Ma in sé tuttavia il potere stesso, sopra ogni potenza cognitiva, per mezzo del potere intellegibile, appare tanto più vero quando sembra superare ogni forza il potere della capacità intellegibile. L’intelletto comprende quello che contiene. Quando quindi la mente vede nel suo potere il potere stesso non lo può contenere per la sua eccellenza, allora, allora vede ciò che va oltre la sua propria capacità di vedere, come il fanciullo vede una quantità di pietre maggiore di quella che la forza della sua potenza potrebbe portare. Il potere di vedere della mente supera quindi quello di comprendere.

Quindi la semplice visione della mente non è una visione che comprende, ma dalla visione che comprende si innalza fino a vedere l’incomprensibile. Così, vedendo uno in modo da comprendere più di un altro si eleva fino a vedere ciò di cui non può essere visto niente di maggiore. E questo è l’infinito maggiore di ogni misurabile o comprensibile. E questo poter vedere della mente oltre ogni virtù comprensibile e ogni potenza è il supremo potere della mente in cui il potere medesimo massimamente si manifesta; e non ha termine che non sia il potere stesso. Infatti il poter vedere è così corrispondente allo stesso potere che la mente può figurarsi ciò a cui tende; così come il viandante prevede la fine del suo viaggio per potersi dirigere alla meta dasiderata. La mente, quindi, se non potesse scorgere da lontano la meta della sua quiete e del desiderio e della letizia sua e della felicità come potrebbe darsi da fare per comprendere? Giustamente l’Apostolo ammoniva quindi che dobbiamo correre per comprendere. Raccogli dunque tutte queste cose e vedi che tutto è ordinato al fine che la mente possa correre verso il potere stesso che scorge da lontano e possa comprendere meglio che può l’incomprensibile; poiché soltanto il potere può, apparendo nella gloria della sua maestà saziare il desiderio della mente. Esso infatti è ciò che essa cerca.

Comprendi le cose che dissi.



trad genseki

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