venerdì, ottobre 13, 2006

Incontri con Khidr



Ibn Arabi ebbe numerosi incontri con Khidr . Il primo avvenne quando era ancora studente a Siviglia. Egli aveva appena abbandonato il suo maestro Abu’l-Hasan al-Orvani con il quale aveva avuto uno scontro relativamente all’identitá di una persona cui sarebbe apparso il Profeta. A una svolta del cammino uno sconosciuto gli si avvicinó e gli disse: “Oh Mohammed! Abbi fiducia nel tuo maestro. Aveva ragione lui!” L’adolescente ritornó sui suoi passi per dire al suo maestro che aveva cambiato di idea. Appena lo vide questi lo apostrofó senza nemmeno lasciare che aprisse la bocca: “sarà necessario che ti appaia Khidr ogni volta che hai una discussione con me?”

Il secondo incontro avvenne sull’acqua, a Tunisi, nel porto, in una rovente notte di luna piena. Ibn Arabi dorme nella cabina di un battello ancorato nel porto, ma non dorme bene, una sensazione di malessere lo opprime. Esce dalla cabina, sale al ponte. L’equipaggio dorme. Per prendere aria si affaccia a un bordo ed ecco che vede avvicinarsi qualcuno che passeggia sulla superficie dell’acqua come fosse solida. Questa persona parla e discute a lungo con lui per poi scomparire in una grotta scavata in un monte a molti chilometri da Tunisi.
Il giorno dopo, uno sconosciuto lo ferma e gli domanda: “Allora, come è andata iei con Khidr?”

Ma l’incontro decisivo, il più importante avvenne nell’anno1204 a Bagdad. Dopo una breve sosta in questa città, Ibn Arabi si era diretto a Mosul attratto dall’insegnamento e dalla reputaione del maestro sufi Ali ibn Jami. Questi aveva ricevuto da Khidr in persona l’ordinazione e la trasmissione della Khirqa.

Scrive lo stesso Ibn Arabi: “Ali ibn Abdollah ibn Jami viveva in un orto di sua proprietá appena fuori Mosul. Quive Khidr lo aveva ordinato imponendogli la Khirqa in presnza di Qadib Alban. In quello stesso giardino ove Khidr lo aveva ordinato trasmettendogli il manto, egli, con la stessa cerimonia, ordinó anche me. Io ero giá stato ordinato, ma in modo indiretto, per mano di un amico Taquioddin Ibn Abdirrahman, che, a sua volta, aveva ricevuto la trasmissione da Sadroddin, Sceicco di Sceicchi in Egitto... il cui nonno la aveva ricevuta dalle mani del Khidr. Fu a partire da questo momento che cominciai a parlare dell’ordinazione del manto e a conferirla a certe persone, poi compresi la importanza che Khidr attribuiva a questo rito. Anteriormente io non parlavo di questo manto che ora è tanto conosciuto. Il manto, effettivamente, è un simbolo di fraternitá per noi, il segno che condividiamo la pratica dello stesso ethos.. Si é diffusa tra i maestri mistici il costume che, quando constatano qualche mancanza in qualcuno dei loro discepoli, lo Sceicco si identifica mentalmente con lo stato di perfezione que si propone di trasmettere. Una volta raggiunta questa identificazione, prende il manto che porta in quel momento preciso, lo toglie e ne copre il discepolo il cui stato spiritouale vuol perfezionare. Così lo Sceicco comunica al suo discepolo lo stato spirituale prodotto in se stesso, in modo che la sua stessa perfezione si realizzi nel discepolo. Tale è il rito della investitura, ben conosciuto tra di noi, e che ci è stato trasmesso dai nostri Sceicchi di maggior esperienza”.